Percorriamo l'intero arco lana-caprinico della polemica sull'elfo nero e sulla numenoreana nera - in senso epidermico (che separo dalla questione "nana nera" in quanto esistono differenze nel tema) per capire un po’ meglio questa brutta faccenda del razzismo vero o presunto.
-------------------------------------
Premesse:
1) "La serie Amazon ha solo i diritti sulle appendici de Il Signore degli Anelli" vuol dire che ha centinaia di pagine di materiale che non sta comunque seguendo, quindi eliminiamo questa scusa dalla discussione;
2) "la serie non è un adattamento, è solo ispirata" è falso, c'è scritto chiaramente "basata su", quindi anche se hanno provato a venderla così per evitare critiche in realtà è eccome un adattamento;
3) "la serie non è canonica ma nemmeno Il Silmarillion che tanto amate lo è, perché è uscito dopo la morte di Tolkien" è una sciocchezza: a parte il fatto che a una serie che non ha i diritti de Il Silmarillion non è mai stata richiesta attinenza a Il Silmarillion, detto testo era stato scritto da Tolkien che aveva anche tentato di pubblicarlo, il figlio non ha fatto altro che riorganizzarlo per la pubblicazione postuma, quindi le informazioni ivi contenute sono del tutto "canoniche", ovvero attinenti al canone, inserite coerentemente all'insieme di regole e di criteri, tutto definito per mano dell'autore originale;
4) chi scrive chiede da anni le riletture di opere relative a culture fino a oggi discriminate al fine di colmare la gravissima sottorappresentazione delle stesse nei media e nella cultura pop, è fermamente convinto che i media possano normalizzare realtà altrimenti viste come diverse, inoltre trova che Cruz nei panni di Arondir sia l'elfo più elfo che lo schermo ci abbia mai donato assieme a Hugo Weaving, Cate Blanchett e Lee Pace;
5) non solo, chi scrive ritiene anche che The Rings of Power "abbia fatto anche cose buone", ne apprezza i panorami in CGI, il comparto musicale e varie scelte - anche riguardanti i tanto chiacchierati attori neri, non la trova una serie da promuovere (prevalentemente a causa di una trama sistematicamente forzata, troppi personaggi orribili e dialoghi anche peggiori) ma la sta guardando incuriosito dalla realizzazione di personaggi e location, di certo non è inseribile nel registro di proscrizione degli haters;
6) La Sirenetta non è attinente a questo discorso, prima di tutto perché i prodotti e le storie per bambini rispondono a diversi criteri (i bambini HANNO bisogno di riconoscere se stessi in qualcosa che li rifletta il più possibile, perché è bene che crescano vedendo di non essere isolati e strani, almeno finché non si sarà raggiunta la parità fra etnie - auguri) e poi perché - anche volendo seguire gli stessi criteri - ne La Sirenetta la pelle non ha alcuna funzione narrativa e ve la siete già cuccata - giustamente - rossa quando "avrebbe dovuto" essere bionda, quindi non cagate er ca'.
Non dimenticatevi le premesse perché vi dò agli orchi e rido in Lingua Nera mentre vi menano.
Ok, vediamo le obiezioni mosse da molti lettori e spettatori alla presenza di neri nel cast di The Rings of Power.
---
Obiezione n°1: "Non voglio neri nell'ambientazione del mio cuore"
- questa è L'UNICA obiezione puramente razzista. A questa bisogna rispondere "e invece te li becchi e te li guardi piangendo". Ma è l'unica.
---
Obiezione n°2: "Non voglio vedere elfi e numenoreani neri perché nell'ambientazione di riferimento gli elfi e i numenoreani non possono essere neri" (che è vero, non arrampichiamoci sugli specchi perché non intendo perdere tempo anche sull'assodato)
- questa obiezione può essere o purismo estremo o razzismo interiorizzato. Come si distinguono? Nel primo caso non si tollera nessun cambiamento estetico, quindi Arwen al guado ne Il Signore degli Anelli avrà fatto saltare i nervi così come gli elfi al Fosso di Helm, né si tollera la nana senza barba o il Re Stregone di Angmar che sopraffà Gandalf senza fatica. Nel secondo caso, queste cose andavano bene e l'elfo e la numenoreana neri no: se la differenza di pelle ha un peso maggiore - nel giudizio di fedeltà - di altre differenze estetiche, è molto probabile che ci sia un razzismo interiorizzato, anche in buona fede. Come detto, Arondir è un elfo perfetto. Ad averne, piuttosto che i nonnini e i coglionazzi da bar che la serie ci propone.
---
Obiezione n°3: "Quell'elfo e quella numenoreana neri mi fanno strano perché sono gli unici neri in un mucchio di bianchi"
- qui parliamo di criterio. Gli elfi in Arda sono bianchi. I numenoreani in Arda sono bianchi (salvo eventuali commistioni con l'Harad, ma i nobili sono bianchi). Se un adattamento intende inserirne anche di neri, consapevole dello star modificando un'estetica, può farlo perché il produttore si è comprato i diritti e fa quello che gli pare. Assunto questo, in che modo lo fa? Perché se si parla di Tolkien qui parliamo anche di aspetti poco discutibili: uno degli punti fondamentali dell'ambientazione tolkeniana è l'isolazionismo delle razze e la sofferenza che questo porta consentendo al male di nutrirsi dell'astio e della diffidenza. Se le razze mi diventano multietniche, diventa un po' difficile mantenere questa tematica. In House of the Dragon, un personaggio di stirpe valyriana - bianchissimi, liscissimi, quasi albini - è stato trasposto come nero e, per evitare questo pastrocchio, TUTTA la sua casata è nera. Rispetta l'estetica che ha nei libri? No. Causa problemi? No, solo discrepanze. Fa strano nella storia? No, perché se in una stirpe con un dato aspetto non si figlia con esterni i figli saranno tutti caratterizzati dalle stesse cose.
Per verificare la consistenza di questa obiezione, la domanda da porre è: "Ti sarebbero andati bene TUTTI gli elfi e TUTTI i numenoreani neri o, comunque, intere stirpi nere"? Se sì, benissimo, è un problema di merito e di rispetto delle tematiche. Se no, finiamo all'obiezione 2.
"Ma perché se uno è nero deve esserci per forza una ragione"? Beh, perché se tutti sono bianchi e uno è nero mi pare che la domanda sorga abbastanza spontanea, a meno di non voler far finta di non aver notato nulla per darsi un tono da "uh, io non vedo neanche le differenze estetiche". Se non le vedi neanche, sei cieco. Se fingi di non vederle, sei pirla. E sì, la differenza estetica della pelle si vede più di altre, non si chiama "razzismo", si chiama "abitudine", si chiama "guardarsi intorno", nella nostra società vediamo ancora molti più bianchi che neri e quindi l'elemento di diversità risalta, è un meccanismo del cervello che ha anche chi afferma di non averlo e chi combatte strenuamente per la parità di diritti per tutti gli esseri umani, quindi finiamola con le sciocchezze da anime belle. Nessuno di voi nati e cresciuti in Italia, guardando un biondo e un moro, li vede diversi quanto guardando un bianco e un nero. Poi non bisogna giudicare in base a quello, e ci mancherebbe altro, ma si nota in un istante.
---
Obiezione n°4: "Quell'elfo e quella numenoreana neri mi fanno incazzare perchè poi gli abitanti umani dell'Harad sono bianchi quando dovrebbero essere neri"
- questa è una commistione elastica di purismo e criterio, potremmo chiamarla "attenzione all'opera narrativa in sé", ovvero "cambia pure nella forma, non nella sostanza, ma usa un metro che abbia un senso nella tua narrativa". Non regge, infatti, la scusa "dobbiamo mettere neri dove in origine c'erano bianchi in quanto altrimenti anche stavolta non ci sarebbero neri". Falso. Se hai l'Harad nell'ambientazione, di neri "coerenti con l'opera originale" puoi inserirne eccome. Se, ancor di più, una parte della tua storia si ambienta nell'Harad o nei territori limitrofi, tu sei letteralmente pieno di neri. "Devi" metterceli, a meno di non trasformarli in bianchi (come Amazon ha fatto). Come dire, se per mettere dei neri li metti dove non sarebbero e poi, dove invece sarebbero, fai uno white washing totale, un po' dello stronzo ti prendi.
---
Obiezione n°5 (legata alla 4): "Ma perché per inserire neri devi farlo proprio per i personaggi descritti come bianchissimi"?
- e anche questa ha le sue ragioni, non tanto perché sia un problema narrativo rendere neri o mediorientali personaggi come "Fringilla dalla bianca pelle" (The Witcher) o Corlys Velaryon, tipico valyriano, e Mysaria di Lys, lyseniana detta "la Larva Bianca" (House of the Dragon), quanto perché dimostra piuttosto efficacemente come la scelta non sia guidata da volontà di inclusività bensì dal fregarsi le mani al pensiero della caciara e della pubblicità che ne verrà fuori.
---
Obiezione n°6: "Produttore, sei un cialtrone a dire di aver reso Tolkien per tutti solo perché hai assunto qualche attore nero, Tolkien parlava di razzismo meglio di te perché scriveva in modo intelligente e non sventolava uno o due attori di bandiera"
- eh, signori. Non è che ci sia molto da dire, qua. È vero. Tolkien è "per tutti" da sempre, come dimostra l'eterogenea fanbase. Per affrontare il tema del razzismo in un'opera di finzione o anche solo per denunciare il razzismo nel mondo reale non è necessario inserire nell'opera rappresentanti di categorie discriminate nel mondo reale: la dimostrazione migliore sta proprio nel fantasy e in particolare in Tolkien, che con le sue razze ha spesso trattato di discriminazione e odio immotivato (e femminismo, e sfruttamento, e prevaricazione) sottolineando come tutto questo porti al disastro.
---
Sembra peculiare doverlo dire, ma il punto è: se il problema nell'avere un personaggio nero non sta nel fatto che sia nero in sé, non si tratta di razzismo. Spiacente, dovrete prendervi il disturbo di aprire le orecchie e ascoltare il punto di vista di quella persona per capire come mai non gli vada bene. Ridurre una qualsiasi osservazione a "razzismo" è un salto logico quantomeno avventato e la cosa un po' deprimente è che intere folle di spettatori si schierano in difesa di una scelta pubblicitaria, uno specchietto per le allodole così grosso che ci si specchia un elefante.
Stiamo vedendo plotoni di consumatori scagliarsi contro altri consumatori - che magari condividono la loro sensibilità - per difendere venditori che certamente se ne disinteressano. Forse la giusta battaglia è sfuggita un po' di mano.
-------------------------------------
Veniamo ad alcune considerazioni di contorno.
Un punto di vista del tutto irrispettoso del ruolo dell'arte e della finzione artistica è "siccome i neri sono discriminati, mettere uno o più neri al posto di bianchi senza considerare il contesto, l'ambientazione e la plausibilità è sempre positivo perché yeah, hasta la revolucion e chiunque dica qualcosa è razzista o alleato dei razzisti". Questo punto di vista è agli antipodi della critica narrativa tanto quanto quello al punto 1 ed è da ideologizzati che si meritano di vedere per sempre solo produzioni con biondi dagli occhi azzurri.
Un nero in più non è una buona notizia né una cattiva notizia in sé, bisogna vedere dov'è e perché. Un nero in più in un partito che fa propaganda razzista vi sembra positivo? Un consiglio da amico: la risposta corretta alla maggior parte delle domande esistenti è: "DIPENDE".
Altro punto: non è in alcun modo necessario, per identificarsi in un personaggio e per empatizzare con lui, sentendosi coinvolti dalle sue vicende, che quel personaggio ci somigli fisicamente.
Si faccia avanti chi si è identificato in Kratos di God of War, in 2B di NieR Automata, in Ellie e Abby di The Last of Us, in Louis di Intervista col Vampiro, in Quasimodo de Il Gobbo di Notre Dame o in Aragorn de Il Signore degli Anelli per la somiglianza fisica. E va bene così: i personaggi ben scritti fanno immedesimare persone DIVERSE da loro per far vivere esperienze DIVERSE da quelle da loro vissute. Altrimenti che fruisco a fare di opere narrative?
Altro punto ancora è che NON è vero che le battaglie debbano essere condotte "a prescindere dai metodi e senza curarsi dell'infastidire perché le rivoluzioni fanno casino": se si infastidisce chi si oppone a quelle battaglie è normale, ma se si infastidisce chi quelle battaglie le appoggerebbe allora si sta sbagliando modo di combatterle e si sta dividendo il fronte condannandole alla radicalizzazione e alla sconfitta. Se siete favorevoli ai diritti di omosessuali e transessuali e nel manifestare infastidite gli omofobi, è normale. Se infastidite chi vi appoggerebbe e gli riempite le balle rendendogli il tema indigesto, avete fatto un danno alla vostra stessa causa. E siccome sta a chi invia il messaggio formularlo in modo tale da ottenere gli effetti desiderati, formulatelo bene e non incolpate gli altri della vostra poca capacità comunicativa.
È quanto di più assurdo ci sia gioire perché Amazon avrebbe fatto "una forte scelta politica" forzando la mano. Amazon ha legittimamente fatto una forte scelta COMMERCIALE come l'investimento affrontato richiedeva e ha fatto un eccellente "baiting" piazzando neri dove sapeva che avrebbero destato perplessità anche forti: si è guadagnata le simpatie di un target - assolutamente acritico e succube di ideologie politiche - che appena vede etnie sottorappresentate in una serie la elegge a grande manifesto di inclusività quando, chiaramente, al produttore non frega una mazza di includere nessuno se non pubblico pagante.
Sostenere una scelta simile come se fosse un contributo a una giusta causa potrebbe anche rivelarsi anche controproducente, perché checché ne dicano quelli che "non conta se non volevi offendere, lo hai fatto", le intenzioni contano (e i contesti ancor di più). A mio modesto parere, questo tipo di dinamiche inquina il dibattito e danneggia la battaglia. Se inclusiva non è la sensibilità ma lo show, il rischio elevato è che tutto si svuoti e che, alla fine dei contentini, i discriminati restino tali.
Onestamente, credo che di fronte a un prodotto che si prenda la responsabilità di effettuare modifiche apparentemente un po' a caso l'onere della "prova" sia di chi lo propone e di chi per motivi propri intenda sposarne la causa più o meno con criterio, non di chi fa obiezioni. Trovo molto più grave lo sdoganare l'idea che qualsiasi cosa possa non seguire nessun criterio purché gratifichi le velleità politiche di questo o quello, rispetto all'accettare che ci voglia ancora un po' di tempo prima di raggiungere la parità di rappresentazione. Il secondo caso, infatti, richiede solo pazienza: ci arriveremo inevitabilmente e possiamo contribuire ad arrivarci un po' prima. Il primo è un terreno scivoloso e, lo dico a chi lo gradisce, costituisce un precedente alquanto insidioso. Attenti, perché mentre ora gioite perché un prodotto commerciale disinteressato alle vostre cause incidentalmente le incontra, mentre lodate le case che rigettano tutto ciò che possa anche solo sembrare inappropriato, un giorno potreste scoprire di aver costruito un mondo in cui il ruolo dell'opera di finzione narrativa è quello di fare propaganda politica e trovarvi in un panorama a voi ben poco gradito. A meno che, ovviamente, non riteniate che i media possano fare politica soltanto secondo le Vostre idee politiche, nel qual caso mi permetto di allontanarmi con discrezione da voi consigliandovi "Le origini del totalitarismo" di Hannah Arendt e "Il fascismo eterno" di Umberto Eco. Sapete, a me i regimi stanno sulle palle proprio tutti.
-------------------------------------
In sintesi: razzisti, siete già fuori tempo massimo, estinguetevi pure; puristi, avete una posizione comprensibile MA fatevi una ragione del fatto che parliamo di opere diverse su media diversi, tralasciatela oppure vedetela e non rompete le palle; woke, o cambiate nome o vi svegliate per davvero, va capito che non tutti quelli estranei alla vostra chiesa sono razzisti, omofobi e nemici, invece di usare le mani per sbandierare pulitevici le orecchie e ascoltate le persone prima di accostarle ai peggiori alt-right.
-------------------------------------
p.s.- No, del razzismo ai danni dei neri NON possono parlare "solo i neri". Le tesi hanno validità in base agli argomenti a sostegno, non in base a chi parla. Un nero saprà certamente che cosa prova un nero, il che gli consentirà statisticamente di avere elementi in più per maturare una propria tesi informata e di saper esporre tesi più probabilmente corrette e poste nella giusta ottica, ma avrà eventualmente ragione per QUESTO motivo, non in quanto nero. Avrà ragione se avrà ragione e avrà torto se avrà torto in base a ciò che sostiene, non in base a ciò che è. Come per OGNI confronto e discussione. Dire "sei bianco, non parlare dei neri" è identico al "non hai figli, non puoi capire". Spiegamelo, se non lo spieghi bene hai torto. Sapete che cosa serve per parlare di realtà non proprie? Capacità di astrazione, logica ed empatia. Quelle cose che molte persone cresciute con Tolkien hanno probabilmente sviluppato, essendo diventate antirazziste grazie a un testo dove non c'era un solo elfo nero né nessun nano orientale.
p.p.s.- Lasciate stare quella sirena, vive in un posto dove non deve lavorare e sceglie di mischiarsi all'homo sapiens, ha già abbastanza problemi da sola.