Ieri sera sono andato al cinema consapevole di star dando a Dungeons & Dragons una possibilità che, cinematograficamente parlando, era del tutto immeritata.
Gioco di ruolo da quasi 20 anni e fra i giochi dell'epoca D&D fu uno dei primi che giocai, subito dopo Vampiri: La Masquerade. Non c'è da stupirsi che non vedessi l'ora, da ragazzino, di vedere un film ispirato a quel mondo e per di più con Jeremy Irons, che già al tempo era fra i miei attori preferiti. Chiunque abbia visto quel film e/o il suo sequel sa quanto orrendi fossero e quanto offensivi riuscissero a risultare per dei giocatori di ruolo, molto più utili a rincarare il dispresso contro di loro che a sdoganare quell'hobby.
Jeremy Irons aveva chiaramente ricevuto bollette impreviste.
Potete quindi immaginare quanto io mi sia ben guardato dal vedere anche solo i trailer di qualcosa che non ero nemmeno sicuro di voler vedere e quanto sia andato verso la sala con mani nei capelli ormai assenti.
Le prime scene mi hanno mostrato un budget meglio speso, ma non erano di per sé rassicuranti, anche perché rivelavano i Forgotten Realms come ambientazione e, personalmente, ("unpopular opinion"), mi ha sempre fatto piuttosto schifo essendo un'accozzaglia insensata di culture, pantheon e altro, niente più che una scusa per infilare tutto il possibile a forza nel mondo di gioco. Era decisamente un inizio tra il neutro e lo scoraggiante.
Fin dai primi sviluppi, però, con un’alternanza molto indovinata tra azione e umorismo, ho iniziato a divertirmi e ho seguito le vicende fino alla fine, momento in cui ho potuto dire senza incertezze che Dungeons & Dragons: L'onore dei ladri è una delle migliori produzioni fantasy che io ricordi.
La prima cosa da dire è che regista e sceneggiatore di questo film sanno benissimo che cosa sia una campagna di D&D. Non parlo del funzionamento del gioco di ruolo, parlo proprio dell’aria che si respira al tavolo quando si gioca. La trama è semplice ma ben scritta e i personaggi (pittoreschi ma ben integrati) passano un sacco di tempo a studiare piani che poi finiscono male, il tutto fra gag e scene che sono volontariamente comiche per lo spettatore ma involontariamente comiche per loro. Non si tratta di sketch che provano a essere simpatici risultando cringe, è vero umorismo da sessione di gioco, tra il nonsense, il demenziale e la voglia di tensione allentata. Questo consente di apprezzare molto di più le numerose citazioni all’ambientazione, dato che non suonano come facile fanservice ma come strizzate d’occhio fra persone che hanno giocato lo stesso gioco. C’è anche una buona fedeltà con eventi e società del Faerun che risultano essere vecchie conoscenze per i giocatori veterani ma efficaci attori della storia per chi non li conosce.
La seconda cosa da dire è che regista e sceneggiatore di questo film sanno benissimo anche che D&D è una cosa non particolarmente seria e non potrà mai esserlo. Quel tipo di ambientazione, ricolmo di regole studiate per far tirare dadi e nate da minestroni atroci tra idee troppo eccessive e anche poco compatibili, non permette di essere preso sul serio. E infatti L’onore dei ladri non si prende affatto sul serio per quanto l’entità della minaccia da sventare avrebbe potuto trarre in trappola persone meno accorte. Trappola sventata: proprio il non prendersi sul serio e il sapere che cosa si ha per le mani fà sì che, paradossalmente, si possa trovare il tutto più credibile. Non c’è nessuna remora a fare battute in momenti tesi, nelle serate fra amici è sempre successo, e non c’è nessuna remora a prendersi rivincite buffe sui cattivi, cosa che chiunque abbia giocato ha fatto almeno una volta (ma più probabilmente almeno una volta ad arco narrativo). Nota di merito per il villain del film, efficacissimo nel sembrare un cliché funzionale ma non (troppo) una macchietta, e per Hugh Grant, che credo non si sia mai divertito così tanto e si vede.
Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri non è “un filmone”, non si avvicina neanche un po’ a una nomination agli Oscar in nessuna categoria e non setta nessuno standard, è “solo” un ottimo film di intrattenimento fantasy, cioé proprio quello che D&D dovrebbe essere su schermo, e in questo risulta, a mio parere e come già detto, una delle migliori produzioni di genere a oggi disponibili.
Non posso che sperare in altri capitoli sullo stesso tenore e non avrei mai pensato di dirlo solo 24 ore fa. Vivi complimenti a John Francis Daley, Jonathan M. Goldstein e Michael Gilio, ottimo lavoro, sapete come si lavora e come si adatta. Non cambiate mai.
p.s.- Al cinema c'erano dei ragazzini di tipo 12-13 anni assieme a delle ragazzine. A vedere il film di D&D, il gioco che ai miei tempi a quell'età dovevi nascondere. Molto bene, il tempo non è trascorso invano.