Le due palle della tigre
Governo nuovo, vita nuova, PD vecchio: un contributo alla memoria storica
Vi vanno due chiacchiere sulla politica italiana? Ultimamente non ne parla nessuno.
Nel momento in cui tutti sembrano sbigottiti dal risultato elettorale più annunciato dai tempi della candidatura dello stegosauro, mi piacerebbe fare qualche promemoria.
Prima ne facciamo uno dal passato recente: Letta incolpa Conte perché ha fatto cadere il governo Draghi consentendo la vittoria della destra.
Ci tengo a dire che non nutro alcun astio, umanamente parlando, per Enrico Letta, credo che sia una persona preparata nel suo campo e rispetto ad altri protagonisti dell'agone politico è decisamente uno dei meno puzzolenti e non un amante di criminali come certi altri, ma non sono certo di aver mai sentito nulla di più demenziale. Certo, Conte (che ultimamente si è mosso come uno di quelli che arrivano ultimi in Takeshi's Castle) ha dato alla destra l'occasione per far cadere Draghi nel momento di massima forza della coalizione e di Fratelli d'Italia, ma guardate che diversamente avremmo votato a marzo, fra cinque mesi. Posso solo immaginare quali dirompenti piani rivoluzionari per la sinistra Enrico Letta, un uomo più immobile e inerte di un plinto di calcestruzzo, avrebbe attuato da qui a marzo portando a una schiacciante vittoria del fronte progressista. Accidenti, c'eravamo quasi ma quel maledetto di Conte ci ha fatto saltare tutto proprio quando stavamo per iniziare i 5 mesi nei quali il PD avrebbe fatto quello che la sinistra italiana non ha fatto dal 1980.
Mi sentirei inoltre di far notare a Letta che l'elemento più tragicomico della campagna elettorale, ancor più dell'Ape DiMaia nel logo di un suo alleato, è stato il suo appello ad avere gi occhi della tigre. Avvilente è stato il siparietto da Lucia Annunziata, quando lei ha chiesto a Enrocky chi avesse gli occhi della tigre e lo sventurato rispose "io in questo momento c’ho gli occhi di tigre".
Ora, o Letta in vita sua ha visto solo tigri dipendenti dalla morfina o gli hanno sostituito lo specchio di casa con un poster di Jena Plissken. L'uomo più placido della politica italiana, il bradipo del riformismo, una persona alla quale per sentire il battito al polso l’infermiere deve fare gli straordinari, invita a essere feroci.
Non ha chiaramente aiutato la condotta lunatica, per non dire ubriaca, con la quale il PD ha scelto i suoi compagni di viaggio. Mentre Letta accusa Conte di aver "cercato di prendere il posto del PD nella coalizione", come se la posizione di "guida" del PD nella coalizione di cui fa parte fosse un diritto naturale e non un risultato da guadagnarsi e come se lui per primo non si fosse posto per mesi in posizione di sudditanza al M5S, si rimbalza da Fratoianni a Calenda e da Calenda a Fratoianni impedendo letteralmente a chiunque di riconoscersi nel progetto politico.
"Faremo una dura opposizione", proclama Letta.
Una dura opposizione. Il PD.
Io seguivo già la politica ai tempi di Berlusconi (tempo in cui già l'unica attrattiva era "votate noi altrimenti vincono gli altri") e ricordo una battuta perfetta in occasione dell'arresto di un esponente politico tesserato al Partito Democratico: "Arrestato politico del PD: al momento dell'arresto non ha fatto opposizione". Ecco, questo è il livello dell'opposizione che ci si aspetta da questo schieramento.
La conclusione di questo spettacolo drammatico è Letta che afferma: "accelero congresso, serve una nuova generazione" (dopo decenni di gambe mozzate, a quella nuova generazione) e invita chi verrà dopo a ricostruire. Anche Fratoianni parla della necessità di autocritica e di ricostruzione, con commentatori che gli rispondono "Sono vent'anni che tentate di ricostruire, forse non è cosa per voi".
Ora andiamo a scavare nell'ultima decina o ventina d'anni per capire esattamente come siamo arrivati a un successo simile per gente che prima guardavamo come dei violenti da isolare.
Uno degli aspetti più allarmanti dell'attuale destra italiana, destra che tutto il mondo chiama "estrema destra" o "destra neofascista/post-fascista" ma noi no perché siamo timidi, è la disinvoltura con la quale attacca i paletti del dettato costituzionale. Come fa a farlo? Perché nessuno ha cacciato Salvini fuori dalla politica quando ha chiesto pieni poteri nel bel mezzo di una strada? Perché ci siamo abituati ad alzare il livello, a consentire sempre di più. E chi è che ci ha abituati a consentire sempre di più?
Dal 1994, Berlusconi ha iniziato con dedizione a sdoganare sempre più condotte ritenute precedentemente inappropriate o addirittura scandalose. Recentemente, Silvio Berlusconi si è vantato esplicitamente di aver riportato i fascisti nell'arco parlamentare quando nessuno voleva farlo. Ha ragione: negli anni di berlusconismo abbiamo normalizzato terminologie come "colpo di stato", "golpe", "attentato", "eroe" utilizzata non per Falcone e Borsellino ma per Vittorio Mangano, mafioso, ma anche espressioni più pittoresche come "i giudici sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana" e le note assurdità - votate dal Parlamento, Giorgia Meloni compresa - sulla nipote di Mubarak. Ci sono tonnellate di carta e interi Terabyte di materiale da visionare per vedere come Berlusconi abbia abbattuto con grande metodo il livello di ciò che era ritenuto accettabile e decente in Italia, sia politicamente che culturalmente.
Questo ha ovviamente aperto strade che prima erano chiuse e a percorrerle sono stati gli eredi comunicativi di Berlusconi: Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle.
Nato dopo un rifiuto della candidatura di Beppe Grillo alla segreteria del PD (ve lo ricordavate?) per essere composto da campioni della società civile, è stato perlopiù caratterizzato dalle alzate di testa e dagli sfoggi di boria di moltissimi mocciosi, gentaglia che si è salvata da una meritata disoccupazione grazie a una mancanza di cultura che le ha permesso di piegarsi senza problemi come yes men a un tizio che, semplicemente, era famoso.
Inutile ripercorrere ora tutte le segnalazioni e tutte le volte in cui è stato lanciato un allarme ai tifosi di Beppe Grillo, tutte le volte in cui quello che a loro dire non sarebbe mai potuto accadere è accaduto con puntualità svizzera. Ci si limiti a ricordare che, oltre a riciclare il complottismo contro chi faceva inchieste e a lamentare abitualmente colpi di stato ogni volta che il gelataio diceva loro "la nocciola è finita", questo partito, che neppure voleva essere chiamato così, mentre affidava incarichi a persone con un curriculum più ristretto di quello degli studenti neodiplomati ha proseguito sul corso berlusconiano "Arrendetevi, siete circondati", "Metteremo in stato di accusa il Presidente della Repubblica" e mille altre spudoratissime affermazioni contro le istituzioni. Il fondo di questo tracollo è stato il poter dire qualunque cosa senza che nessuno prendesse nulla sul serio. Siamo arrivati ad avere esponenti politici ai quali sarebbe stato preferibile il clochard dei film americani che grida all'apocalisse imminente con un cartello di cartone rotto e non parliamo neanche di espressioni come "taxi del mare" (ciao Gigi, per me una coca grande e un sacchetto di patatine rustiche, grazie) e di esternazioni che paragonavano l'omosessualità alla zoofilia o che parlavano di sirene.
Non contenti di questa fiera del degrado culturale, i grillini hanno sempre e solo fatto campagna elettorale contro il PD. Nati da movimenti contro Berlusconi, una volta in corsa hanno (giustamente) bastonato il centrosinistra italiano evidenziandone collusioni e incapacità. Nel mentre, hanno ignorato completamente la destra. Tornate a vedere che cosa il M5S diceva nel 2012-2013: era tutto un "dagli al PD". Corretto, eh, ci mancherebbe, ma lasciar perdere la destra non era una buona idea, come in diversi segnalavano rimanendo inascoltati.
Dopo un primo grande successo elettorale (nel 2013) che lo stesso movimento buttò nel cesso rifiutando di entrare a far parte di un governo e provocando la nascita del governo Letta, Beppe Grillo proseguì su quella linea ignorando - a torto o a ragione - la volontà della base che gli chiedeva di confrontarsi con Renzi, mandando a monte anche quell'ingresso nella stanza dei bottoni. Nel 2018, dopo esser divenuto prima forza parlamentare, il M5S si trovò costretto a cercare un alleato di governo (perché se neanche con oltre il 30% dei voti ti metti a governare è la volta buona che ti vengono a prendere e fanno una borsetta con la tua pelle). Quando Renzi castrò sul nascere la collaborazione, il M5S comprensibilmente andò a parlare con la Lega di Salvini.
Usciti dalla sala delle trattative, il M5S aveva dato alla Lega tutti i ministeri che le interessavano, aveva sottoscritto tutti i punti programmatici ai quali teneva e da quel momento avrebbe iniziato a trattarla da socio paritario. Nel giro di un anno, essendo i grillini degli sprovveduti, Salvini si era mangiato metà dei loro consensi e le parti, nei sondaggi, si erano invertite (cosa che poi avrebbe portato allo scivolone di Salvini). Durante il primo governo Conte, il M5S si è comportato come la miglior propaggine della Lega difendendo Salvini a priori contro ogni principio professato dalla fondazione dei meetup, salvandolo da processi, proteggendolo sui contatti loschi tra i suoi faccendieri e i russi (ve lo ricordavate?) giustificando affermazioni di ogni sorta e chi più ne ha più ne metta.
Nel mentre, la sinistra piangeva allarmata dalla "Bestia", il terribile algoritmo di Salvini per la propaganda politica, che nei paesi normali si chiama "assumere un social media manager invece di andare a dire sempre solo le solite cazzate da Floris".
In altre parole, dopo circa 10 anni di campo libero lasciato alla destra e anzi, di spinta verso la delegittimazione istituzionale che poi sarebbe tornata comoda, il M5S ha alimentato, cavalcato e canalizzato un malcontento che ha poi passato, carico di delusione, all'estrema destra con la quale si era alleato consentendole TUTTO.
Naturalmente poi Salvini, con l'esperienza di governo, con il far cadere un governo nel quale disponeva della sudditanza assoluta della maggioranza dei parlamentari - suoi e non suoi - e con il suo sembrare un pollo qualsiasi per tutta la durata della pandemia, è passato da fallito e da pollo con tutti quelli che si erano fidati di lui e quindi tutto si è spostato sulla Meloni: in Italia se perdi sei finito, l'elettorato vuole votare chi vince.
Per questo oggi sentire PD e M5S sorprendersi dell'ascesa neofascista fa piuttosto ridere: il partito che da vent'anni non propone un'idea e quello che da dieci non fa altro che spingere la pancia dei cittadini con complottismi e bombardamenti mediatici sulle istituzioni sono la causa, non il rimedio, all'onda nera.
Conte, pur nei suoi deliri, ha certamente trasformato il M5S in qualcos'altro soffiandolo a Di Maio (che in vita sua ha conquistato il record di non sapersi prendere NULLA, nemmeno quando i più influenti uomini del paese lo spingono in avanti) e a Grillo (impossibilitato a continuare a fare il Grillo in un momento di crisi nel quale erano richieste persone adulte). Attendesi intervento del PD sulla stessa falsariga: Letta non è il solo a doversene andare, sono molti anni ormai che l'intera dirigenza dovrebbe lasciare il passo, se non tutto il partito, liberando uno spazio politico che questo frullato di baciapile e di bevitori di Martini con l’oliva si è intestato rendendolo inutile.
Letta ha poco da dire cosa fare a chi verrà dopo, specialmente se quello che sta dicendo è "chi verrà dopo deve fare tutto quello che non abbiamo mai fatto noi". Grazie al cazzo della tigre, Enrico. Ora però sbaracca, grazie, che qua i danni non li paghi certo tu.